Ucraina, attacco DDoS contro il sito del ministero della difesa. Caligiuri: “Lo scenario ucraino è un paradigma di questo tempo”

“Le nuove guerre saranno sempre più combattute sul piano dell’informazione e sul web. La circostanza che la CIA avesse dalla settimana scorsa previsto per oggi l’invasione dell’Ucraina, che fino a questo momento non è avvenuta, è un indicatore importante”, ha dichiarato a Cybersecurity Italia Mario Caligiuri, professore ordinario all’Università della Calabria e Presidente della società italiana di intelligence.

Un attacco DDoS al Ministero della Difesa e delle Forze armate ucraine che per fortuna non ha rappresentato una minaccia alla sicurezza nazionale del Paese.

Stiamo parlando dell’attacco informatico che nella giornata di ieri ha coinvolto almeno 10 siti web ucraini diventati irraggiungibili a causa di attacchi denial-of-service (DDoS), compresi quelli del Ministero della Difesa, del Ministero degli Esteri, del Ministero della Cultura e delle due maggiori banche statali ucraine: Privatbank e Oschadbank, due delle più grandi istituzioni finanziarie del Paese.

A causa dell’attacco, ha spiegato la Reuters, molti cittadini non sono stati in grado di accedere agli sportelli bancari, né di utilizzare bancomat e carte di credito per effettuare i pagamenti mentre sul sito del ministero della Difesa compariva un messaggio di errore in cui si diceva che il sito era “in fase di manutenzione tecnica”.

La Russia dietro l’attacco? Il Cremlino si difende: “Noi estranei”

Il sospetto immediato è quello di un coinvolgimento del Cremlino considerato che al di là dell’annunciato ritiro delle truppe dal confine ucraino (che secondo Cnn sarebbe solo parziale e fittizio) Mosca ha confermato di voler mantenere a ogni costo l’Ucraina nella propria area d’influenza e, soprattutto, fuori dalla Nato.

“Non è escluso che l’aggressore abbia deciso di usare questi giochetti sporchi come tattica poiché i piani di aggressione di più ampia scala non funzionano”, ha affermato il Centro ucraino per le comunicazioni strategiche e la sicurezza delle informazioni, che fa parte del ministero della Cultura.

Ma la Russia, per bocca del suo portavoce Dmitry Peskov, afferma di non avere nulla a che fare con questo ultimo attacco cibernetico: “Come atteso, l’Ucraina continua a incolpare la Russia per tutto. La Russia non ha nulla a che fare con gli attacchi cibernetici”.

Russia e Ucraina: una guerra ibrida

Recentemente tra i due Paesi si è sempre parlato di guerra “ibrida”, fatta di pressione economica, falsi allarmi bomba e in particolare cyberattacchi.

Da inizio crisi ci sarebbero stati attacchi informatici contro oltre 60 agenzie governative, aziende e organizzazioni ucraine.  “L’obiettivo” della Russia – sottolinea una nota del Ministero della Trasformazione digitale di Kiev  – “non è solo quello di intimidire la società. È di destabilizzare la situazione in Ucraina fermando il lavoro del settore pubblico e minando la fiducia nelle autorità da parte dei cittadini”.

Le nuove guerre saranno sempre più combattute sul piano dell’informazione e sul web. La circostanza che la CIA avesse dalla settimana scorsa previsto per oggi l’invasione dell’Ucraina, che fino a questo momento non è avvenuta, è un indicatore importante”, ha dichiarato a Cybersecurity Italia Mario Caligiuri, professore ordinario all’Università della Calabria e Presidente della società italiana di intelligence, considerato uno dei massimi studiosi europei di intelligence a livello accademico. “Inoltre, ha spiegato il professore, “l’attacco informatico al ministero della difesa significa che gli scenari del conflitto riguardano già massicciamente il cyberspazio. Lo scenario ucraino è un paradigma di questo tempo”.

Per questo motivo ieri l’Agenzia italiana per la cybersicurezza (ACN) ha invitato ad innalzare i livelli di protezione delle infrastrutture digitali anche nel nostro Paese. La crisi ucraina fa aumentare i rischi cibernetici ai quali sono esposte le imprese italiane che intrattengono rapporti con operatori situati in territorio ucraino, derivanti da possibili danni ad obiettivi digitali di quel Paese.

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