Sicurezza informatica, l’Italia sempre la peggiore (dietro solo la Romania)

Secondo i dati forniti da Checkpoint, aprile è stato un mese nero per la cybersecurity italiana, peggio di noi in Europa solo la Romania.

Continuano ad arrivare dati allarmanti riguardo la sicurezza informatica. Secondo un report illustrato a Milano da Check Point Technologies, una nota azienda israeliana specializzata in cybersecurity, aprile è stato un mese nero per l’Italia, finita tra i Paesi più colpiti dagli hacker.

Dall’indagine, presentata nel corso del CPX Europe, un evento per partner e clienti della società mediorientale, è emerso che l’Italia, per numero di violazioni informatiche, in Europa è seconda solo alla Romania. Un dato che ha permesso all’Italia di salire al trentacinquesimo posto – scalando 7 posizioni – nella classifica dei Paesi più attaccati dai pirati informatici. Il risultato conferma quanto ancora poco sia considerata la sicurezza informatica dalle aziende italiane. Le imprese, private e pubbliche, così come le istituzioni, continuano ad investire poco: meno di un miliardo di euro all’anno, secondo il parere di alcuni analisti.

I malware più diffusi in Italia ad aprile

Check Point, poi, ha stilato una classifica anche per quanto riguarda la tipologia di malware che nel mese di aprile ha colpito in Italia. La minaccia più diffusa sembrerebbe essere Conficker, un warm pericoloso che predilige i computer e i dispositivi che girano con il sistema operativo di Microsoft. Altri malware registrati dalla società israeliana ad aprile in Italia sono HackerDefender, un rootkit che colpisce sempre Windows e Rig Ek, un’infezione, già individuata anche marzo, che reindirizza le vittime verso pagine pericolose.

Più attenzione ai costi, meno ai benefici

Tipologie di malware a parte, queste indagini dimostrano soprattutto lo stato in cui versa la sicurezza informatica italiana. Soprattutto sul fronte aziendale. Piccole e grandi che siano, la maggior parte delle imprese italiane continua a ignorare il problema. Per una serie di ragioni. Manca innanzitutto una cultura della cybersecurity: sono pochi i dipendenti in grado di fronteggiare un attacco informatico. Molti manager, poi, considerano tanto i costi, ma poco i benefici che si otterrebbero nel lungo periodo, investendo nella sicurezza informatica.

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