Decreto-legge cybersecurity, cosa prevede

Nel testo anche le norme sul ‘Golden power’, che estende l’esercizio dei poteri speciali del Governo alle reti 5G.

Nell’Aula di Montecitorio inizia la discussione sul decreto-legge che crea, finalmente, un vero perimetro di sicurezza cibernetica, dotandosi di strumenti normativi che consentono al nostro paese di intervenire in maniera più tempestiva in caso di minacce e pericoli per la sicurezza nazionale provenienti dal cyberspazio. 

Infatti, le commissioni Affari costituzionali e Trasporti della Camera hanno concluso l’esame del Decreto-legge cybersecurity affidando ai relatori Emanuele Fiano (Pd) e Emanuele Scagliusi (M5S) il mandato a riferire favorevolmente all’Aula. Il decreto-legge dovrà poi passare in Senato e deve essere approvato entro il 20 novembre.

Luigi Iovino (M5S): ‘Ora Italia più preparata alle minacce cibernetiche”

“Il parere favorevole della commissione, è un passo importante, che avvicina il nostro Paese ad una nuova mentalità, più preparata e reattiva nei confronti delle minacce cibernetiche”. Così il relatore del disegno di legge di conversione del decreto sul Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, Luigi Iovino (M5S), dopo il parere positivo al testo, da parte della commissione Difesa di Montecitorio.

“Queste misure, ha continuato Iovino, “si avvarranno di una stretta sinergia fra Difesa e università, per attrarre giovani promesse del settore cibenenetico e per acquisire studi, conoscenze, esperienze e know how, coinvolgendo poli di eccellenza, di ricerca e di produzione nel campo della tecnologia”.

Decreto-legge cybersecurity, cosa prevede

Il provvedimento dispone la definizione di un ‘Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica’ rinviando a un Decreto del presidente del Consiglio dei ministri l’individuazione dei soggetti pubblici e privati le cui reti e sistemi informativi e informatici sono necessari per l’esercizio di una funzione essenziale dello Stato. Con un emendamento del Governo sono state inoltre ‘recuperate’ le norme sul rafforzamento della ‘Golden power’, con particolare riferimento ai contratti 5G, varate nel luglio scorso con il decreto Brexit e successivamente decaduto.

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