La George Washington University analizza canali Dash su Telegram

Su Telegram ci sono almeno 689 canali legati al Daesh, di cui il più importante conta 3.891 membri. Questi si scambiano soprattutto foto, documenti e link. Meno i video e i file audio

Ci sono almeno 689 canali Telegram legati al Daesh, che diffondono propaganda in inglese. Lo hanno scoperto i ricercatori del “Programma sull’estremismo” della George Washington University. L’iniziativa fornisce analisi su questioni legate al fenomeno, che sia violento o meno e l’obiettivo è sviluppare soluzioni politiche pragmatiche per policymakers, leader della società civile e altri soggetti. Gli esperti dal 1 giugno del 2017 al 1 maggio del 2018 hanno studiato e analizzato i megafoni dello Stato Islamico sul social media. Al più popolare partecipano 3.891 membri e in media ognuno ne ha 156. Inoltre, il 65,2% sono privati, mentre il 34,8 pubblici. Al loro interno, i supporter di Isis hanno condiviso 56.230 foto, 23.048 files, 18.161 links, 10.084 video, 3.308 registrazioni audio e 622 messaggi vocali.

Il principale argomento di conversazione dei supporters dello Stato Islamico sono le campagne in Iraq e Siria, seguiti dalle altre e dalla cybersecurity. Gli attacchi dei lupi solitari sono all’ultimo posto

Sui canali Telegram del Daesh in inglese il principale argomento di conversazione sono le operazioni dello Stato Islamico in Iraq e Siria (57%). A seguire si parla delle attività affiliate di Isis (43), delle notizie e degli eventi negli Usa e in Europa (16), della cybersecurity (14), delle attività non militari (12) come infrastutture, governance, ecc.. e degli attacchi dei jihadisti in Nord America ed Europa (10). Peraltro, il 37% dei canali del social media sono legati ad altri e il 35% condividono contenuti religiosi in inglesi. Tra tutti gli utenti il sito di filesharing esterno più usato è Archive.org. Poi ci sono YouTube, Justpaste.it, Top4top.net e Drive.google.com.

Il Programma sull’estremismo sfata alcuni miti, ma scopre che i simpatizzanti Isis hanno paura per la loro cybersecurity

Quanto è emerso dallo studio della George Washington University sui canali Telegram svela alcuni concetti importanti sullo Stato Islamico e sfata dei falsi miti. Innanzitutto le campagne in Iraq e Siria continuano a essere gli argomenti principali per i simpatizzanti Isis. Le operazioni in Afghanistan e Libia, nonostante destino più clamore sui media, sono in secondo piano rispetto alle prime. Inoltre, c’è un’attenzione marginale verso gli attacchi dei lupi solitari. Sono immediatamente rivendicati, ma se ne discute poco sul social media rispetto ad altre questioni. C’è, invece, più paura per la propria sicurezza e incolumità, a seguito della diffusione della propaganda jihadista, come confermano i dati sulla cybersecurity.

La propaganda online per Daesh è fatta soprattutto di foto, documenti e link. Video, messaggi vocali e registrazioni audio – nonostante siano più paganti – circolano meno per problemi di connessione e condivisione

Infine, l’analisi dei canali Telegram del Daesh conferma che i sostenitori dello Stato Islamico sono sparsi in varie aree del mondo. Anche in alcune dove Internet e i social media combattono con le connessioni lente. Lo conferma il fatto che sono le foto, i documenti e i link il materiale più condiviso. Ciò nonostante i contenuti di propaganda più premianti in termini di penetrazione siano altri: come i video, le registrazioni audio e i messaggi vocali. Il motivo è semplice: il primo gruppo pesa meno del secondo e di conseguenza è la sua condivisione è più veloce e certa. Sia verso l’esterno sia verso altri canali legati a Isis.

 

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