Hacker criptovalute, in Giappone furto record di 58 miliardi di Yen

 

Coincheck ha fatto storia e non in senso positivo. Punto di riferimento in Giappone per lo scambio di criptovalute, la piattaforma ha perso circa 430 milioni di euro (pari a 58 miliardi di yen) a causa di un attacco hacker. Secondo il quotidiano giapponese Asahi Shinbun, il furto è il più grande nella storia delle criptovalute.

La perdita è conseguenza diretta di un attacco hacker alla piattaforma di scambio delle monete digitali Nem avvenuta nelle prime ore di venerdì, e scoperto solo nel pomeriggio, otto ore dopo l’incidente. Le monete erano custodite in quello che viene comunemente chiamato hot wallet, un archivio di valuta digitale connesso a internet per poter effettuare spese in modo rapido e agevole. Non è facile stabilire con esattezza il valore del bottino, a causa dell’alta volatilità della criptovaluta, ma Coincheck potrebbe aver perso più di quanto ha fatto Mt. Gox, altra piattaforma di scambio, qualche anno fa.

Non è chiaro se i gestori saranno in grado di rimborsare gli investitori.

L’agenzia stampa Ansa riferisce che potrebbero esserci problemi nella copertura delle perdite. I gestori di Coincheck hanno dichiarato di voler rimborsare gli utenti, ma non si conoscono ancora i tempi di quest’operazione. Emerge che l’Agenzia dei servizi finanziari del Giappone aveva già richiamato l’azienda per falle nei sistemi di sicurezza. I gestori di Coincheck hanno deciso di bloccare tutte le contrattazioni sulle criptovalute, contribuendo al crollo delle quotazioni Nem sulle piattaforme di scambio fino al 15%.

Nel 2014 in Giappone è stato messo a segno un altro furto da record ai danni di Mt. Gox, la cui sede era nel famoso quartiere di Shibuya. All’epoca la società ha perso una cifra compresa tra i 400 e i 480 milioni di dollari, spingendo i legislatori giapponesi a varare una legge per regolamentare gli scambi di bitcoin. Nonostante la cifra imponente, l’attacco a Coincheck non ha influenzato il mercato giapponese comeè accaduto quattro anni fa, perché allora Mt. Gox gestiva ben l’80% delle criptovalute circolanti a livello nazionale, in un periodo in cui non erano ancora molto conosciute. In quel caso gli utenti non hanno riavuto il denaro investito.

Related Posts

Ultime news

Roma Tre
NSO WhatsApp
Bassetti AI
India Pakistan
Intelligence Italiana
Azienda Ransomware