Droni, secondo l’FBI sono un’arma in più per i criminali

Arriva dagli Usa il nuovo allarme sulla pericolosità dei droni in mano ai gruppi criminali. Nel recente passato hanno reso “ciechi” gli agenti dell’FBI

Dagli Usa arriva l’allarme su un nuovo pericolo legato ai droni: quello che siano usati dalla criminalità contro le forze di polizia. Ne ha parlato Joe Mazel, a capo della operational technology law unit dell’FBI, alla conferenza AUVSI Xponential, appena conclusa a Denver in Colorado. L’evento è rivolto specificatamente alla tecnologia del pilotaggio remoto (unmanned). Nell’occasione ha raccontato che lo scorso inverno nella periferia di una grande città, un team di salvataggio degli ostaggi dell’Agenzia si era stabilito su una postazione di osservazione elevata, quando ha cominciato a sentire il ronzio di piccoli droni. Dopo poco gli APR (Aeromobili a Pilotaggio remoto) o UAV (Unmanned Aerial Vehicle) erano intorno a loro, girando a elevata velocità con l’obiettivo di confonderli e stanarli. Di conseguenza gli operatori sono diventati “ciechi”, facendo ottenere ai criminali un indebito vantaggio. Peraltro sembra che questi avessero pianificato anticipatamente l’uso dei droni contro gli agenti.

La criminalità ha cominciato a usare gli aerei a pilotaggio remoto (APR) per la contro-sorveglianza sulle forze di polizia e per spiare possibili bersagli

Quanto accaduto negli Usa conferma che sempre più gruppi criminali usano piccoli droni per scopi diversi, che siano il trasporto di droga o oggetti illegali. Oppure per ostacolare il lavoro delle forze di polizia. Nel caso raccontato da Mazel, infatti, emerge un altro particolare inquietante. Chi doveva spiare per fare una valutazione della situazione, alla fine è stato lui ad essere monitorato costantemente. Grazie alle telecamere montata sugli APR, i loro utilizzatori potevano controllare ogni singola mossa del “nemico” tramite YouTube. Di fatto attuando quella che nel campo dell’intelligence si chiama contro-sorveglianza attiva. Ed è proprio a questo scopo che sempre più formazioni criminali impiegano piccoli velivoli a pilotaggio remoto. Non solo. In diverse occasioni sono usati per sorvegliare a distanza i possibili bersagli, i loro punti deboli e le routines (vedi il caso di furti e rapine).

In Australia, i droni vengono impiegati per proteggere carichi illeciti nei porti e lungo le frontiere Usa per monitorare gli agenti di confine e far passare piccoli carichi illegali

In Australia, come ricorda Defense One, la criminalità ha usato i droni nell’ambito di operazioni di contrabbando. Per esempio monitorando i lavoratori delle autorità portuali. Se uno di loro si avvicina a un carico che contiene merci o sostanze illegali, immediatamente i criminali attuano un diversivo per distrarre le forze di sicurezza. Che sia annunciare un incendio in corso, un furto o altro. La contro-sorveglianza mediante APR è attuata anche lungo i confini degli Usa, ha spiegato Andrew Scharnweber, direttore associato della U.S. Customs and Border Protection. I trafficanti utilizzano i piccoli velivoli per controllare gli spostamenti degli agenti e per trovare eventuali falle da utilizzare per i loro scopi. Ciò vale anche per trasportare oltre frontiera piccole quantità di merci illegali o di droga. I rischi che vengano intercettati, infatti, sono minimi e nulli per gli esseri umani. Al massimo le autorità federali procederanno al sequestro del drone, ma chi lo pilotava è al sicuro.

L’articolo di Defense One sull’uso degli UAV da parte dei gruppi criminali

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