Cybercriminali interrompono le trasmissioni tv degli Emirati Arabi con un finto TG: il giornalista è un deepfake

Secondo gli analisti di Microsoft, il collettivo iraniano Cotton Sandstorm ha diffuso video creati con l’AI anche nel Regno Unito e in Canada. L’intento: disinformare e influenzare l’opinione pubblica sulla guerra in Medio Oriente.

Servizi tv interrotti per lanciare video deepfake sul conflitto Israele-Hamas. È accaduto negli Emirati Arabi Uniti. Come riportano gli analisti di Microsoft in un post sul blog dell’azienda, un collettivo delle guardie rivoluzionarie islamiche – costola delle forze armate iraniane – ha trasmesso il notiziario “For Humanity” generato con l’intelligenza artificiale. Nel video, un finto giornalista annuncia un servizio che mostra immagini (non verificate) di donne e uomini palestinesi feriti e uccisi a Gaza dalle forze militari di Israele. “Non abbiamo altra scelta che hackerare per consegnarvi questo messaggio”, il testo comparso a corredo.

“I cybercriminali stanno cercando di influenzare l’opinione pubblica sulla guerra tra Israele e Hamas utilizzando l’AI”, fanno presente gli analisti di Microsoft, rilevando l’attacco. Per poi circoscrivere: “L’interruzione delle piattaforme di streaming è un esempio importante, ha colpito gli Emirati Arabi Uniti, il Regno Unito e il Canada”. Il collettivo iraniano, Cotton Sandstorm, ha anche pubblicato il video su Telegram, foraggiando disinformazione e panico.

Deepfake come arma di conflitto

Sempre più realistici (e sempre più capaci di confondere gli utenti in Rete) i video deepfake – di cui recentemente è stato vittima un impiegato di una multinazionale, che ha trasferito 200 milioni di dollari di Hong Kong (25,6 milioni di dollari) sui conti correnti di alcuni truffatori – rappresentano uno strumento particolarmente in uso ai malintenzionati per imitare le sembianze o la voce di una persona.

Dal principio del conflitto (anche informatico) tra Russia e Ucraina, costituiscono una vera e propria arma di conflitto, penetrando in ogni pertugio dei social network. Un esempio su tutti: alcuni professionisti al servizio di Vladimir Putin avrebbero creato e diffuso online un video deepfake del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel quale il politico chiede ai suoi miliari di deporre le armi e di consegnarsi alla Russia (nel video in questione, il finto Zelensky afferma che l’Ucraina ha deciso di “restituire il Donbass” alla Russia, spiega The Verge, e che l’impegno di guerra del suo Paese è giunta al capolinea).

Come riporta Sky news, il video deepfake sarebbe stato pubblicato per la prima volta su un sito di notizie ucraino – a seguito di un cyber attacco – per poi essere divulgato sul social russo Vk, così come su Twitter, Facebook e YouTube.

Fake news sulla guerra in Medio Oriente

A metà dicembre scorso la Commissione Europea ha avviato una procedura formale per valutare se X abbia violato il Digital Services Act (Dsa), il pacchetto di regole europee sui servizi digitali. La decisione era stata assunta sulla base degli esiti di indagini preliminari, delle documentazioni fornite negli ultimi mesi dal social di Elon Musk, nonché delle “risposte di X ad una richiesta formale di informazioni che, tra l’altro, riguardava la diffusione di contenuti illegali nel contesto degli attacchi terroristici di Hamas contro Israele”.

In risposta a chi rimarcava il ruolo della piattaforma ex Twitter nel diffondere fake news sul conflitto tra Hamas e Israele, X replicava di aver già cancellato centinaia di account affiliati a Hamas e di continuare ad impegnarsi attivamente per identificare e rimuovere decine di migliaia di contenuti.

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