Continua l’offensiva informatica contro le banche nell’UE. Dopo la Spagna adesso la Danimarca

Dopo i cyber attacchi DDoS a quella centrale spagnola, ora sono a rischio gli istituti in Danimarca

Qualcuno ha lanciato un’offensiva informativa contro le banche nell’UE. Dopo i cyber attacchi DDoS alla Banca Centrale spagnola, ora sono in pericolo gli istituti di credito danesi. C’è un’elevata probabilità di cyber attacchi ai danni del settore finanziario. Lo sottolinea un rapporto del Centro per la Cyber Security  (Center for Cybersikkerhed). La struttura, un dipartimento dell’agenzia d’intelligence nazionale militare (FET, Forsvarets Efterretningstjeneste), avvisa che c’è un rischio elevato di aggressioni cibernetiche e che la minaccia sta diventando più avanzata e complessa. Il livello “very high” significa che ci sono pericoli specifici con capacità, intenzione, pianificazione e possibile implementazione di attacchi. Al pericolo di azioni distruttive o fraudolente, peraltro, si aggiunge anche quello del cyber spionaggio ai danni di istituzione del settore.

Chi c’è dietro all’ondata di cyber attacchi alle banche UE? Il cybercrime o hacker di stato che vogliono fare pressing sull’Europa?

Le Spagna e la Danimarca solo gli ultimi due paesi a essere presi di mira dagli attori malevoli. Questi, secondo gli esperti di cyber security, potrebbero essere di due tipi. Criminali informatici, il cui obiettivo è trarre profitti infiltrandosi all’interno delle banche. Oppure hacker di stato di qualche nazione. Solo poco tempo fa i banchieri dell’UE avevano avvertito che una graduale eliminazione del denaro fisico, unita all’implementazione dei pagamenti digitali, potrebbe avere effetti catastrofici in caso di attacchi informatici. E si sta andando sempre più verso questa direzione a livello europeo. Anche a livello di istituzioni. Di conseguenza, bloccare o compromettere gli istituti di credito potrebbe creare il caos. Perciò, non è escluso che le aggressioni cibernetiche siano uno strumento di cyber warfare di qualche nazione per esercitare pressione sull’Unione Europea.

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