Attacco informatico al Lazio, Ciardi: “Prematuro dire con certezza la provenienza geografica. Dati non rubati, ma criptati”

Il capo della Polizia Postale: “Non ci sono evidenze che i dati sanitari siano stati sottratti, perché in un altro server non interessato dall’attacco. Ma al momento solo criptati”.

Sull’attacco informatico alla Regione Lazio, le uniche fonti ufficiali, al momento, sono il presidente Nicola Zingaretti, che ha parlato di attacco “di stampo terroristico”, e Nunzia Ciardi, direttore della Polizia Postale e delle Comunicazioni

“Il crimine digitale non ha le classiche delimitazioni. La Rete ha travolto i confini, tanto più che gli attacchi vengono commessi in una realtà transnazionale, con la sovrapposizione di diversi sistemi legislativi e differenti norme sul trattamento dei dati. Fondamentale è la collaborazione internazionale”. A spiegarlo, in un’intervista al quotidiano ‘La Stampa‘, è Nunzia Ciardi, direttore della polizia postale e delle comunicazioni. Quanto all’attacco ai sistemi informatici della Regione Lazio dice: “Non posso scendere nei dettagli, ma è prematuro affermare con certezza la provenienza geografica di un attacco, perché esso può partire da un Paese per poi passare ad un altro prima di arrivare a destinazione”.

“Non ci sono evidenze che i dati sanitari siano stati sottratti, perché in un altro server non interessato dall’attacco. Ma al momento solo criptati”

Inoltre, il capo della Polizia Postale, sempre alla Stampa, fa anche sapere che “non c’è evidenza che siano stati presi i dati sanitari delle persone. Questi si trovano su un server diverso, che non è interessato dall’attacco. Ed in ogni caso non ci sono evidenze che i dati siano stati sottratti, ma al momento solo criptati”.

“Una volta che i dati sono stati cifrati e resi inservibili – spiega ancora Ciardi – o viene ripristinato il sistema attraverso una copia opportunamente ‘sterilizzata’, che però si doveva già avere prima dell’attacco, oppure è necessario ricostruire un sistema parallelo che riesca a svolgere le funzioni” di quello hackerato.

“Dal 2019 al 2020 gli attacchi alle infrastrutture del nostro Paese sono lievitati del 246%”

Negli ultimi anni sono aumentati gli attacchi cyber? “Moltissimo – risponde – sia per motivi di natura storica, nel senso che stiamo diventando sempre più una società a carattere digitale, sia a causa del Covid. La pandemia ha infatti impresso un’accelerazione a un settore che era già in salita. Tra smart working, didattica a distanza, spesa online è aumentato a dismisura il numero delle operazioni nel web e questo ci ha reso più esposti e più vulnerabili. Anche perché navighiamo con connessioni non sicure”. Quindi spiega: “Dal 2019 al 2020 gli attacchi alle infrastrutture del nostro Paese sono lievitati del 246%. E non va bene neanche per pedopornografia e adescamenti online, con crescite del 130%

Direttore responsabile, Giornalista

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