Attacchi informatici, Mulè: “L’Italia deve fare un salto di qualità e definire regole chiare. Dobbiamo attaccare per difenderci dal terrorismo informatico”

“È ora che anche l’Italia avvii una riflessione trasversale per definire quando, come e chi può sferrare questa tipologia di azioni cibernetiche. Serve un salto di qualità e definire regole chiare per prevedere, prevenire e proteggere”, ha dichiarato dal palco di Cybertech il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè.

Reagire per difenderci dagli attacchi informatici. È questo il messaggio annunciato dal sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, durante il suo intervento al Cybertech Europe 2022, la conferenza internazionale sulla cybersecurity organizzata in collaborazione con Leonardo.

“Dobbiamo avere il coraggio di affrontare il tema della capacità offensiva per contrastare gli attacchi da parte di attori statuali riconosciuti o di gruppi individuati. Attacchi che, come sappiamo, possono avere effetti pari o ancora più devastanti di quelli militari tradizionali. Reagire – ha spiegato Mulè – è la parola chiave rispetto a fenomeni che non possono essere subiti passivamente perché potenzialmente distruttivi. Altri Paesi già lo fanno, è ora che anche l’Italia avvii una riflessione trasversale per definire quando, come e chi può sferrare questa tipologia di azioni cibernetiche. Serve un salto di qualità e definire regole chiare per prevedere, prevenire e proteggere”.

Attaccare per difenderci dal terrorismo informatico

Secondo il sottosegretario, “Oggi il terrorismo si declina in modi diversi: uno di questi è quello informatico, che mi preoccupa in modo particolare perché da una parte viene sottovalutato e dall’altra è in grado di causare effetti letali, anche in senso fisico. In tale cornice abbiamo una legislazione che di fatto ancora, sia a livello internazionale, sia a livello nazionale, presenta delle lacune. Si fatica a circoscrivere un attacco e a determinarne l’esecutore materiale. Incrementare e regolamentare la nostra capacità di prevenzione, oltre quella difensiva e di attacco, è una sfida che va raccolta e si vince con il lavoro di squadra”.

Inoltre” conclude Mulè, “è di poche ore fa la notizia che la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency in coordinamento con l’Fbi ha individuato nella Russia la responsabile di attacchi informatici alla fine di febbraio contro le reti di comunicazione satellitare, commerciale per interrompere il commando e controllo ucraino durante l’invasione e che queste azioni hanno avuto effetti di ricaduta in altri paesi europei”.

Per il presidente del Copasir bisogna paragonare gli attacchi cyber come attacchi terroristici

Il sottosegretario alla difesa ha ribadito dunque un concetto già espresso recentemente dal presidente del Copasir Adolfo Urso riguardante il cyber terrorismo. Durante un convengo organizzato dall’Angi Urso ha dichiarato che “sarebbe utile paragonare un attacco cibernetico su vasta scala a un attacco terroristico anche per quanto riguarda la difesa e la reazione proattiva, anche conferendo in capo al presidente del Consiglio compiti particolari per meglio configurare una eventuale reazione”.

“La Russia è diventata nel tempo il paese più attrezzato nella guerra cibernetica, quindi noi dobbiamo elevare le nostre difese anche rispetto a questa minaccia, che ovviamente non è la sola, perché nel nostro paese ci sono state minacce e attacchi a fini estorsivi, quindi criminali, e possono essercene in futuro anche a fini terroristici”, ha ribadito Urso.

Per Urso infatti il nostro Paese deve sviluppare un’autonomia strategica tecnologica e produttiva, insieme – laddove necessario – ai partner europei e ancor di più alle altre democrazie occidentali, per sviluppare quell’autonomia che ci serva a preservare i nostri spazi da ogni ipotesi di attacco.

Occorrono tecnologie nazionali per proteggere i dati critici come quelli gestiti dalle forze dell’ordine

Un’idea confermata anche da Tommaso Profeta, Managing Director della Divisione Cyber & Security Solutions di Leonardo. “Occorrono tecnologie nazionali per proteggere i dati critici come quelli gestiti dalle forze dell’ordine. Allo stesso tempo è necessario che queste tecnologie siano interoperabili nell’ottica di un meccanismo virtuoso di condivisione dei dati, anche a livello europeo. Il fattore umano resta decisivo. Leonardo” – ha dichiarato il manager durante il suo intervento al CyberTech2022 – “contribuisce allo sviluppo della cultura della sicurezza, sia supportando le forze dell’ordine nelle loro campagne di promozione della consapevolezza del rischio, sia fornendo piattaforme tecnologiche per l’addestramento avanzato degli operatori”.

“La pervasività del crimine informatico rende la collaborazione decisiva per vincere la minaccia cyber alla pubblica sicurezza. Occorre – ha spiegato Profeta – una forte partnership pubblico-privata in cui ognuno faccia la sua parte: le istituzioni forniscano un contesto normativo per la condivisione delle informazioni a livello nazionale e sovranazionale e l’industria, insieme ad accademia e centri di ricerca, sviluppi tecnologie innovative per supportare le forze dell’ordine nelle attività investigative”.

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