Akamai, attacchi DDoS in aumento del 28% nel secondo trimestre 2017

Gli attacchi DDoS sono aumentati di nuovo per la prima volta in quasi un anno. A dirlo è Akamai, importante società internazionale di forniture cloud, che ha elaborato i dati raccolti da oltre 230.000 server in più di 1600 reti per compilare il rapporto sullo stato di Internet / Security Report per Q2 2017.

Un importante contributo a questa nuova ondata di attacchi è dato dalla ricomparsa del malware DDoS PBot, in questo caso gli utenti malintenzionati hanno utilizzato codice PHP che risale ad alcuni decenni fa per generare l’attacco DDoS più ampio osservato da Akamai nel corso di questo trimestre. Gli autori degli attacchi sono riusciti a creare una mini botnet DDoS in grado di lanciare un attacco DDoS da 75 gigabit al secondo (Gbps).

Nel rapporto si evidenzia come il numero di attacchi DDoS del secondo trimestre è cresciuto del 28% su base trimestrale dopo avere registrato un calo per tre trimestri consecutivi, con una media di attacco da parte degli hacker di 32 volte nel corso del trimestre. Una società di gaming è stata attaccata 558 volte, ossia con una media di sei volte al giorno.

Il dato interessante è che questo trimestre sono stati utilizzati meno dispositivi per lanciare attacchi DDoS, infatti il numero di indirizzi IP coinvolti in attacchi DDoS volumetrici è crollato del 98% passando da 595.000 a 11.000.

L’incidenza degli attacchi alle applicazioni web è aumentata del 5% su base trimestrale e del 28% su base annuale e gli attacchi SQLi sono stati utilizzati in più della metà (51%) degli attacchi alle applicazioni web questo trimestre, rispetto al 44% del trimestre scorso, generando quasi 185 milioni di avvisi solo nel secondo trimestre.

L’Egitto a grande sorpresa si ritrova al primo posto per maggior numero di indirizzi IP univoci utilizzati in attacchi DDoS frequenti, con una percentuale del 32% sul totale generale. Il trimestre scorso erano gli Stati Uniti a detenere il primato, mentre l’Egitto non rientrava nella top five.

Per consultare il report completo clicca qui.

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