“La destra amplia i poteri dei servizi. L’opposizione ha la coda di paglia“. Con queste dure parole Luca Casarini si è espresso circa il caso del cyber spionaggio a giornalisti e attivisti, dello Spyware Graphite di Paragon.
Uno spionaggio bipartisan
“Sono bipartisan, democratico, mi faccio spiare da tutti“. Con queste parole Luca Casarini, capo-missione della ONG Mediterranea è tornato sul caso Spyware Graphite, Paragon. Le accuse, in particolare, erano rivolte all’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tanto che, sempre al Corriere della Sera, ha aggiunto: “La destra amplia i poteri dei servizi. L’opposizione ha la coda di paglia“.
I commenti dell’attivista hanno aggiunto un ulteriore capitolo alla vicenda. Non ultimo, a proposito della rescissione del contratto tra la stessa Paragon e il Governo italiano, l’attribuzione della scelta. Da una parte, infatti, il Copasir aveva spiegato come dopo la sospensione si fosse “addivenuto alla decisione di rescindere comunque il contratto con Paragon“.
La compagnia israeliana, al contrario, aveva voluto a specificare che ad interrompere i suoi rapporti con l’Italia, in primis, sarebbe stata proprio lei. E aveva rimarcato: “Alla luce delle recenti conclusioni raggiunte dalla Commissione parlamentare italiana siamo pronti ad assistere in qualsiasi indagine. Il tutto, qualora le autorità italiane ne facciano richiesta ufficiale“.
L’attacco di Luca Casarini
Il controllo dei cellulari di giornalisti e attivisti avrebbe avuto, tra i motivi d’interesse, il tema dei migranti e del soccorso degli stessi al largo delle Coste del Mar Mediterrano. Una questione – quella del controllo dei flussi – capace di generare dividendi politici. Da qui anche il potenziale e sottile confine rispetto al tema della sicurezza nazionale, pilastro rispetto al quale attivare e diffondere lo spyware.
Ebbene, nei confronti di Giuseppe Conte, le accuse di Casarini sono partite basandosi sui documenti del Copasir che lo stesso capo-missione ha potuto raccogliere e visionare.
Così, sempre al Corriere della Sera, Casarini ha rimarcato: “Era dicembre del 2019 quando Conte ha firmato l’autorizzazione. La nostra nave Mare Jonio aveva cominciato a operare da ottobre del 2018 e già da quel momento eravamo finiti nel mirino. Proprio quando Matteo Salvini era Ministro dell’Interno e fece un decreto ad navem, contro di noi“.
Storico e futuro
Da parte sua, in un’intervista a Fanpage, venerdì scorso, lo stesso Conte aveva ammesso di aver dato l’assenso alle intercettazioni di Casarini e di Beppe Caccia. Aveva però negato le intercettazioni contro giornalisti come Francesco Cancellato, il direttore responsabile di Fanpage.it.
La spiegazione ‘ufficiale’ era che alla base di queste decisioni ci fosse il clima sulla gestione dei flussi migratori e delle indagini, anche della Procura. Il tutto, per chiarire se i salvataggi “avvenissero o meno in piena conformità con i regolamenti e i trattati internazionali“.
Non sono state ancora formalizzate delle indagini. Di fronte alle mancate garanzie delle autorità italiane, rispetto all’operatività e a precise indagini che ne chiarissero le motivazioni, Paragon ha chiuso il rapporto di fornitura. Sia con l’Aise, i servizi esteri, che per l’Aisi, per i servizi interni.
In attesa che si faccia luce, Casarini ha comunque ribadito le intenzioni di un chiarimento con l’attuale responsabile del Movimento 5 Stelle. Queste le sue intenzioni: “Vorrei andare da lui e dirgli di prenderci un caffè, di guardare avanti. Dobbiamo discutere sul ruolo dei servizi in questo Paese“. Non mancano alcuni timori, ossia una “paura che dentro ci possa essere un po’ di rivendicazione“.