Le primarie del PD e i dubbi sul voto elettronico

Unicamente per chi vive all’estero, studenti fuori sede, gli anziani, i disabili e chi abita in zone troppo impervie possono usufruire della modalità di voto on line, pre-registrandosi entro il 12 febbraio 2023 sull’apposita piattaforma, compilando il modulo con i dati richiesti e fornendo un documento di riconoscimento, ovvero attraverso lo SPID.

Articolo di Edoardo Colzani, avvocato e ricercatore a contratto all’Università di Milano-Bicocca

In occasione delle primarie del Partito Democratico, che si terranno il 26 febbraio, la candidata Elly Schlein ha proposto l’introduzione di un meccanismo di voto on line, nell’ottica di garantire la più ampia partecipazione della base democratica.

Un’esperienza solo in parte nuova per il Partito Democratico, dal momento che durante la Pandemia alle primarie municipali di Roma, Torino e Bologna la modalità on line era stata già testata. Un’esperienza che, se implementata, andrebbe a favorire la massima partecipazione degli elettori alla vita di partito, dando la più ampia legittimazione democratica al Segretario che verrà eletto.

Come spesso accade, ha vinto anche questa volta una soluzione di compromesso. 

Il Regolamento per l’elezione del/della segretario/a e dell’assemblea nazionale del Pd prevede una disciplina ad hoc all’articolo 7, ammettendo il ricorso on line unicamente per chi vive all’estero, studenti fuori sede, gli anziani, i disabili e chi abita in zone troppo impervie. È ammessa dunque la possibilità che le operazioni di voto si svolgano attraverso una piattaforma on line per le categorie di elettrici/elettori sopra richiamate sulla base di criteri determinati dalla Commissione nazionale per il Congresso. Viene richiesto agli elettori che intendono usufruire della modalità di voto on line di pre-registrarsi entro il 12 febbraio 2023 sull’apposita piattaforma, compilando il modulo con i dati richiesti e fornendo un documento di riconoscimento, ovvero attraverso lo SPID.

Il voto elettronico si pone dunque come residuale e confinato a ipotesi specifiche che diversamente resterebbero escluse dal voto.

Eppure, lo scarso entusiasmo mostrato dai dirigenti del Partito Democratico per l’introduzione del voto on line alle primarie, riflette i pregiudizi e luoghi comuni che puntualmente compaiono allorchè nel dibattito pubblico italiano si cerchi di sollevare il tema del voto on line o più in generale il tema dell’uso delle tecnologie nelle procedure elettorali – penso al caso recente dell’iniziativa promossa da Marco Cappato con la lista Referendum e Democrazia in occasione delle elezioni politiche del 25 settembre 2022.

Emerge sempre una sorta di diffidenza verso lo strumento tecnologico per vari motivi. 

Analizzando gli argomenti degli scettici all’interno del Pd, si ritrovano i soliti argomenti utilizzati anche in altre occasioni e contesti per avversare l’implementazione attraverso le tecnologie delle procedure democratiche. 

Un’ottima sintesi degli argomenti contro è contenuta in questa dichiarazione ansa del 26 gennaio di De Micheli “Non abbiamo la piattaforma, né le regole, né la certezza della privacy né della trasparenza”. 

Inadeguatezza/impreparazione tecnologica, regolamentazione e trasparenza delle procedure: questi i punti deboli ad avviso dei detrattori delle nuove tecnologie al servizio della democrazia.

Indubbiamente l’inadeguatezza tecnologia, accompagnata da una scarsa consapevolezza da parte degli utenti delle nuove tecnologie, rappresentano un ostacolo al diffondersi della democrazia digitale, specie se tale mancanza di consapevolezza e impreparazione sono di chi è chiamato a regolamentare la materia.

Ma a mio avviso, sono altri due gli argomenti più pregnanti.

In primo luogo deve segnalarsi il richiamo alla sicurezza, intesa nella duplice accezione di sicurezza nella procedura di raccolta del voto e sicurezza nella procedura di spoglio del voto.

La contrarietà al voto espresso con modalità digitale  si fonda sulla errata convinzione che solo il voto analogico possa garantire la libera espressione del voto (secondo quanto previsto dai principi costituzionali di cui all’art. 48 dellla Costituzione), la regolarità delle operazioni di voto, la certezza del risultato. 

Un argomento che denota evidente diffidenza verso la tecnologia ma che al contempo omette di valutare una circostanza non indifferente: anche il voto analogico non è mai completamente sicuro. Non si spiegherebbero diversamente i frequenti casi di brogli elettorali o molto più semplicemente i problemi nella verifica dei voti. Sempre per rimanere in casa Pd, a proposito di accesso al voto e regolarità delle procedure, si pensi alle recenti polemiche sui tesseramenti in Campania, che andrebbero dunque ad alterare la corretta formazione della base elettorale, degli aventi diritto al voto.

Che il voto, anche quello tradizionale, non sia mai sicuro al 100% lo dimostrano del resto tutti gli strumenti previsti dal legislatore per monitorare la correttezza delle procedure di voto analogiche ed eventualmente chiedere un riconteggio delle schede elettorali. Quella del voto completamente sicuro è una illusione, sia che si voti con la tradizionale scheda elettorale sia che si voti on line. Non è un caso che la democrazia abbia elaborato le più idonee garanzie per vigilare sulla correttezza delle operazioni di voto e garantirne la trasparenza.

In secondo luogo, la protezione della democrazia analogica e di contro l’avversione per la democrazia digitale, trovano giustificazione nel richiamo a una certa ritualità che accompagna la democrazie e le sue procedure: l’idea che il cittadino debba uscire di casa, dalla sua dimensione di singolo, per esercitare insieme alla comunità il proprio diritto di voto, imbucando la scheda in un’urna (che garantisce la segretezza del voto). Emblematica sul punto la dichiarazione di Cuperlo rilasciata al quotidiano La Stampa per cui  la partecipazione fisica è preferibile, perché aiuta anche a vedersi, a stringersi la mano, a confrontarsi.

Ad ogni buon conto, ogni procedura elettorale è retta da un certo grado di fiducia del cittadino verso le istituzioni e le procedure che le stesse sono state in grado di adottare. Maggiore trasparenza v’è nelle procedure di voto, maggiore sarà la fiducia dei cittadini.

Tornando al voto elettronico e alla sua possibilità di concreto attecchimento nel sistema elettorale italiano, a mio avviso, una volta accettato all’interno del nostro sistema, occorrerà avere consapevolezza che, per le peculiarità delle tecnologie alla base dello stesso, esso sarà sempre in continua implementazione, per quel che attiene la sicurezza dello stesso, e dunque la sua realizzazione in un dato ordinamento, dipende essenzialmente da un sentimento generalizzato di fiducia da un lato e da una trasparenza delle procedure dall’altro.

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