Iran, non solo gli apparati IT. Ordini anche su WhatsApp e Instagram per non fornire obiettivi a Israele

In Iran proseguono le ‘disconnessioni’, tanto che dopo gli apparati IT per gli alti ufficiali la National Iranian Radio and Television si è rivolta direttamente ai cittadini. E lo ha fatto ‘esortandoli’ a cancellare WhatsApp, insieme a Instagram, per non fornire ulteriori obiettivi e riferimenti a Israele nel ‘fronte interno’.

Reti sociali e guerra

Lo stato di guerra in Iran si sta riflettendo anche sul modo di comunicare dei cittadini, visto che la National Iranian Radio and Television avrebbe esortato a cancellare WhatsApp. E insieme, anche Instagram.

L’invito – per quanto riguarda l’applicazione di messaggistica – sarebbe partito sulla base del fatto che i dati e le posizioni degli utenti possano arrivare all’intelligence israeliana. Tale avvertimento ha dato seguito a notizie provenienti da fonti non citate che avrebbero accusato la piattaforma di aver compromesso la privacy degli utenti.

SUW 2025

Nelle ultime ore, secondo i principali osservatori internazionali, la connettività Internet in Iran ha subito un crollo, addirittura del 97% rispetto ai livelli della settimana precedente. Di fatto, quindi, Teheran sta vivendo un ‘blackout‘ digitale senza precedenti.

Proxy, banche e bancomat

Israele, infatti, oltre alle operazioni cinetiche sta portando avanti attacchi cibernetici su larga scala. A destare particolare attenzione, c’è stato quello gruppo Predatory Sparrow contro la Bank Sepah che ha messo fuori uso gli sportelli bancomat.

Ancora più imponente è stata l’operazione dello stesso gruppo di hacker contro Nobitex, la principale piattaforma di scambio di criptovalute iraniana. In quest’ultimo caso, si operato sulla base di due differenti direttici. In primo luogo, infatti, ci sono stati il furto e la distruzione di almeno 90 milioni di dollari in asset digitali.

Una parte delle criptovalute del furto sono invece state “bruciate”. Ossia, si è proceduto ad inviarle a wallet irrecuperabili. Il loro valore economico è venuto meno e quindi milioni di utenti sono stati danneggiati. Nobitex (con oltre 10 milioni di clienti), ha dovuto sospendere tutte le sue attività. Migliaia di risparmiatori si sono ritrovati, in tempi molto brevi, accesso ai propri fondi digitali.

In entrambi i casi Predatory Sparrow ha giustificato le sue azioni asserendo che le due piattaforme siano direttamente collegate con il Governo di Teheran, sostenendolo finanziariamente.

Rischi quotidiani

Con riferimento a WhatsApp, diversi analisti hanno evidenziato come anche in tempi meno bellicosi l’applicazione sia perfettamente ‘spiabile’. In particolare, aggirando la crittografia End-to-End con l’introduzione di uno spyware per controllare le varie attività. La fattispecie non è chiaramente sempre legale ma può servire durante le indagini.

In tempi di guerra – ed è su questo aspetto che si stanno interrogando le autorità iraniane – scambiarsi dei messaggi o condividere una fotografia non sono delle semplici azioni di connettività quotidiana. Comunicare presuppone una connessione.

Se certamente un continuo confronto serve per il coordinamento operativo, in questa modo si forniscono degli indizi. Sia delle identità che dei luoghi, al netto comunque di tutte le accortezze necessarie. La geolocalizzazione può infatti indicare potenziali obiettivi bellici.

Del resto, Tel Aviv ha ormai rodato l’impiego di dispositivi in rete come punti di dominio che servono uccidere delle persone precise. Per esempio, lo scorso settembre ha usato dei cercapersone esplosivi per colpire obiettivi di Hezbollah, ferendo quasi 3.000 persone. L’esplosivo stesso si trovava in migliaia di dispositivi portatili.

Disconnettersi, dunque, può essere una forma di tutela e precauzione per migliaia di cittadini, fornendo maggiori protezioni a tutto il fronte interno.

Related Posts

Ultime news

AI Cyber
Satelliti LEO
Australia Qantas
Banca Italia Incidenti
Cybersolvo
NATO Nuova Cyber
ASI Economia Spaziale
Cavi 2040