Dal data breach al calo delle azioni in borsa: l’attacco cyber che ha colpito SK Telecom

L’attacco cyber che ha colpito SK Telecom, operatore di telefonia mobile della Sud Corea, con annesso data breach, non ha avuto soltanto delle conseguenze dirette. Il clima di incertezza, infatti, ha generato anche un calo delle azioni in borsa della compagnia.

Dal comparto cyber alla borsa

Il data breach (furto dei dati da attaco cyber) che ha colpito SK Telecom, operatore di telefonia mobile della Sud Corea, ha avuto delle conseguenze anche sul valore delle azioni in borsa. Come ha spiegato la Reuters, le azioni sono scese fino all’8,5% lunedì. Si è trattato del livello più basso dallo scorso Agosto dopo la fuga dei dati all’inizio del mese.

Da parte sua, la compagnia ha già spiegato – in un comunicato – che si assumerà tutta la responsabilità, in relazione a qualsiasi (ulteriore) problema che deriverà dall’attacco. Oltre a descrivere l’illecito come “una fuga di dati su larga scala dovuta a un malware“, non ha tuttavia fornito altri dettagli.

Dal punto di vista tecnico, questa fattispecie è indice di una vulnerabilità della catena del valore. Ragionando nell’ottica delle economie di scala, oltre a colpire il servizio in sé, si vanno in effetti a creare dei problemi nel perimetro del fornitore principale e a tutti i servizi collegati.

Oltre il data breach

Al netto della questione ‘dell’immagine’, per rimediare, l’operatore sudcoreano ha messo a punto un piano. Fermo restando, tutto il lavoro che dovrà elaborare per migliorare i livelli interni, sistemici, di sicurezza cibernetica. La prospettiva che i singoli utenti siano stato, al tempo stesso, oggetto e vettore di un crimine resta in effetti un elemento di riflessione.

Nei prossimi passi, la SK Telecom inizierà a offrire gratuitamente a tutti i suoi 23 milioni di utenti la sostituzione del modulo universale di identità dell’abbonato (USIM). Un’operazione, quest’ultima, che si potrà svolgere nei suoi oltre 2.600 punti vendita, su tutto il livello nazionale. In secondo luogo ha esortato all’iscrizione al servizio di protezione preposto.

Finora, secondo la stessa società, all’incirca 5,54 milioni di persone si sarebbero iscritte al servizio. Nel frattempo – forse anche al cospetto di queste iniziali contromisure – il ribasso delle azioni è leggermente migliorato, raggiungendo il 6,7%. Si evidenziano comunque difficoltà, a riprova di quanto plurali siano le direttrici di un attacco informatico.

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